Le 10 cose principali da sapere sulle lingue in pericolo

di Anna Luisa Daigneault | Living Tongues Institute for Endangered Languages

tradotto da Martino Dellavedova

In occasione della “Giornata Internazionale della Lingua Madre” dell’UNESCO (21 febbraio) vorrei richiamare l’attenzione su alcune questioni-chiave relative alla scomparsa delle lingue. Con la crescita mondiale del movimento per la salvaguardia e la rivitalizzazione linguistiche si è data una sempre maggiore attenzione mediatica alle lingue in pericolo, e questo è un grande passo in avanti per gli attivisti delle lingue indigene che richiedono un maggiore rispetto e riconoscimento di esse. Ma ci sono ancora molte sfide aperte che gli attivisti devono affrontare. Voglio condividere il presente elenco per aiutare un pubblico più vasto a capire gli sforzi che la rivitalizzazione linguistica richiede, e magari sfatare alcuni miti sorti attorno alle lingue in via d’estinzione, con la speranza di aiutare la gente a capire che cosa significhi la scomparsa di una lingua. Senza aggiungere altro, ecco le dieci cose principali da sapere sulle lingue in pericolo:

10. Dall’inizio del 20esimo secolo le lingue minoritarie hanno ceduto a quelle dominanti ad un ritmo crescente e senza precedenti.

Ciò accade rapidamente soprattutto negli ex-insediamenti coloniali. Tale rapido processo di cambiamento linguistico è collegato agli effetti tuttora in corso della colonizzazione, dell’assimilazione culturale, dell’urbanizzazione e della globalizzazione. Quando si ha una riduzione della varietà locale, ciò provoca l’erosione culturale, la perdita delle lingue minori, e col tempo può portare persino alla perdita dell’identità culturale.

9. Fino a metà delle 7105 lingue esistenti al mondo potrebbero rischiare di estinguersi.

Svariate migliaia di lingue sperimentano attualmente qualche grado di minaccia. E va notato che non sono in pericolo solo molte singole lingue, ma intere famiglie linguistiche rischiano di estinguersi, cosa che sarebbe una perdita incolmabile per l’umanità.

Nell’analizzare il grado di pericolo in cui si trova una lingua, per definirla “salva” non basta basarsi sul numero di parlanti. A volte si trova una lingua che ha un’ampia comunità di parlanti, ma, se la loro età media supera i 50, questo indica che non si tramanda quella lingua ai bambini. È dunque una lingua instabile, e il numero di quelli che la parlano correntemente calerà presto. La lingua potrebbe estinguersi nel giro di una sola generazione o due. In altri casi, invece, il numero di parlanti può anche essere minimo, ma se vi sono abbastanza parlanti per ogni fascia d’età, allora evidentemente la lingua viene trasmessa ai più giovani della comunità e quindi può sopravvivere per più generazioni a venire.

8. Molte delle lingue a rischio non sono mai state registrate né messe per iscritto.

É così. Esistono molte lingue di cui non abbiamo registrazioni audio. Le registrazioni audio ad alta qualità di parole e frasi di una lingua sono uno strumento essenziale per una comunità che non ha molti parlanti “fluenti” rimasti, e che spera di mantenere la pronuncia corretta della lingua anche dopo la scomparsa degli ultimi parlanti, se questo è l’eventuale esito del processo di mutamento in corso in quella comunità. I prossimi decenni saranno un periodo cruciale per la registrazione degli ultimi parlanti delle lingue che si trovano nelle situazioni più critiche, e per supportare i locali attivisti linguistici indigeni che svolgono il grande lavoro di rivitalizzare nelle proprie comunità lingue relativamente meno a rischio e minacciate. Ottime registrazioni audio sono anche essenziali per i linguisti che desiderano analizzare i suoni e l’assetto di una lingua e assistere le comunità nello sviluppo di materiali adatti per la trasmissione di essa.

Inoltre, molte culture hanno tramandato il loro patrimonio per vie orali, senza usare sistemi di scrittura per la trasmissione della conoscenza. Ma il bisogno di un’ortografia adatta nasce comunque, una volta che i parlanti abbiano espresso la volontà che la loro lingua sia insegnata nelle scuole, sia presente nei media e sia riconosciuta a livello statale. In alcuni casi, se il sistema di scrittura viene creato troppo in fretta può non cogliere accuratamente la complessità dei suoni della lingua. I migliori sistemi di scrittura nascono quando collaborano tra loro parlanti fluenti, educatori fluenti e altri specialisti, che impegnano il proprio tempo per trovare un sistema di scrittura ben rispondente ai bisogni della comunità e facilmente trasferibile alle moderne interfacce informatiche. La creazione di buoni sistemi di scrittura, e la tecnologia di supporto che appronti caratteri speciali, richiedono tempo, applicazione, pazienza, coordinazione e denaro per pagare coloro che lavorano a questi progetti.

7. La perdita linguistica accade in quasi ogni paese del mondo.

Sta succedendo accanto a te. Con l’eccezione di paesi monolingue come l’Uruguay (dove molte lingue indigene furono sradicate), la Corea e una manciata di altri, si possono osservare perdite linguistiche nella maggior parte dei paesi del mondo. Chi vive in Canada, negli Stati Uniti o in Australia sarà sorpreso nello scoprire che la perdita linguistica non è solo un fenomeno esotico ma anche locale. Molte lingue delle Prime Nazioni del Canada, dei nativi americani ed aborigene, di cui si è sentito tanto parlare, sono a rischio, a meno che i parlanti abbiano i mezzi e le risorse necessarie per mantenere vive le proprie lingue. Anche nel caso dell’Europa ci sono molte lingue locali minoritarie di varie regioni che rischiano di scomparire.

Pur essendoci lingue a rischio quasi in ogni paese, va notato che il cambiamento linguistico non è distribuito equamente nel mondo, e si possono individuare dei “punti critici linguistici” (Language Hotspots), vale a dire le dense aree del pianeta che hanno il livello più alto di diversità linguistica, i gradi più alti di pericolo e le lingue meno studiate. Tali “punti critici” sono i luoghi in cui una documentazione linguistica è più urgentemente richiesta nell’epoca attuale.

6. Le lingue minoritarie sono una componente importante del patrimonio culturale immateriale dell’umanità.

Nel nostro mondo vario e multilingue, le lingue sono una fonte di ricchezza culturale. Formate dai luoghi in cui si sono radicate, le lingue minoritarie del mondo incorporano validi sistemi di conoscenza relativi all’adattamento culturale del popolo al suo ambiente. Strettamente connesse alla diversità ecologica, queste diverse lingue locali sono enciclopedie di tassonomie e di conoscenza ambientale accumulatesi per generazioni. L’estinzione delle lingue può portare anche alla scomparsa di antiche tradizioni spirituali. Le pratiche un tempo riflesse nella lingua potrebbero non esistere più allo stesso modo di prima; quindi conservare una lingua serve anche a mantenere intatte le tradizioni spirituali.

5. Gli attivisti per le lingue indigene e i collaboratori professionisti delle lingue lavorano duramente nell’anonimato, pagati poco o nulla.

Gli attivisti per le lingue indigene sono parlanti madrelingua che guidano gli sforzi locali per conservare le proprie lingue. Possono impegnarsi nell’insegnare la lingua a bambini ed adulti, nel registrare la conoscenza degli anziani, nell’organizzare attività, eventi culturali ecc. Ma spesso sono sottostimati dalla loro comunità, e guadagnano poco o nulla secondo i casi. Ovviamente ci sono anche comunità in cui gli attivisti e gli educatori sono ben ricompensati per i loro sforzi, per cui tutto dipende effettivamente dalla situazione locale. L’attivismo linguistico è un lavoro a tempo pieno. Se gli attivisti lavorano duramente senza stipendio, meriterebbero di essere retribuiti.

I collaboratori professionisti della lingua sono di solito ricercatori, linguisti e altri professionisti di media o di ONG che utilizzano le proprie abilità e conoscenze per assistere gli attivisti nel conservare le loro lingue. In molti casi queste persone sono a loro volta volontari, e non vengono pagate per il tempo che dedicano a questi progetti. Assicurare fondi per progetti di documentazione linguistica è molto difficile e può essere problematico, poiché non può essere garantito anno per anno.

4. La documentazione linguistica è un lavoro faticoso ma affascinante.

La vera documentazione scientifica di una lingua richiede molti anni per essere compiuta, e i migliori progetti di documentazione comportano una stretta collaborazione tra i madrelingua e gli altri membri della comunità interessati. Il lavoro è sempre più proficuo quando si ha la partecipazione di più linguisti qualificati che contribuiscono ognuno con la propria specializzazione.

3. I programmi di rivitalizzazione linguistica sono progetti di lunga durata.

Svolgere un progetto di rivitalizzazione linguistica non è come fare un tirocinio estivo. Una vera rivitalizzazione è possibile solo con un impegno a lungo termine di parlanti, educatori ed attivisti linguistici entro la comunità. I linguisti non possono salvare o conservare le lingue indigene, e per le comunità il cammino verso la rivitalizzazione non è facile.

2. La colpa non è di Internet.

C’è la diffusa quanto errata convinzione che Internet, in quanto potente tentacolo della globalizzazione, contribuisca alla rovina delle lingue minoritarie. In realtà è vero il contrario. Internet costituisce un’opportunità senza precedenti delle voci minoritarie per farsi sentire, grazie ai media civili. Inoltre, i mezzi d’apprendimento linguistico online, non solo aiutano a dare visibilità alle lingue minoritarie nella rete, ma aiutano anche i madrelingua a condividere le loro conoscenze e a mantenere contatti a grande distanza.

1. La tecnologia digitale non rimpiazzerà mai una viva comunità di parlanti, ma può aiutare a conservare e insegnare le lingue, come a tenere i contatti tra i parlanti.

Le innovazioni nelle tecnologie audio e video aiutano a conservare le registrazioni, possono servire come strumento d’insegnamento e per connettere delle persone ad altri parlanti della stessa lingua che non vivono nella stessa zona. Ora le comunità linguistiche a rischio possono creare spazi virtuali in cui i parlanti possono andare ad ascoltare la propria lingua, in qualsiasi parte del mondo si trovino. Applicazioni, social network, blog e forum linguistici sono un grande strumento per migliorare e facilitare la comunicazione, ma non possono certo sostituire i parlanti stessi.

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Date un’occhiata alla nostra pagina sulle Risorse per le Lingue a Rischio, che elenca tutti gli sforzi di documentazione in corso nel mondo. Sulla pagina l’informazione è organizzata secondo i cosiddetti Language Hotspots (“punti linguistici critici”), cioè quelle dense regioni del mondo con il più alto tasso di varietà linguistica, i più alti gradi di pericolo e le lingue meno studiate.

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Anna Luisa Daigneault è Development Officer & Latin America Projects Coordinator presso il Living Tongues Institute for Endangered Languages.

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